MACERATA, 29/09/2017 – “La tentazione di chiudere a chiave il Kurdistan è nei fatti”, come scrive Adriano Sofri in un lungo reportage da Erbil, dove in questi giorni un referendum consultivo ha sancito la voglia di indipendenza del popolo curdo dall’Iraq. L’esito quasi plebiscitario della consultazione ha provocato l’irrigidimento del governo di Bagdad, che ieri con il ministro dei Trasporti ha disposto il blocco dei voli internazionali dagli aeroporti di Erbil e Sulaimaniyah, le due principali città del Kurdistan iracheno, e le compagnie aeree regionali hanno reso noto che si adegueranno al bando.
Di fronte alle minacce di guerra del governo turco e alla chiusura degli aeroporti il ministro degli Esteri ha chiesto il rientro di tutti gli operatori delle organizzazioni solidali che operano nei campi profughi, tra cui il campo di Khanke, a Duhok, dove l’operatore GUS Francesco Marilungo in questi giorni era in missione per GUS e Specchio dei tempi in vista dell’apertura del “Children’s friendly space”, piccola oasi dove i profughi di etnia yazidi tra i 6 e i 14 anni possano essere curati, assistiti, confortati e posti anche nella condizione di giocare.
Francesco è rientrato in fretta con il personale italiano della missione e già nella serata di ieri era in Italia. “Nonostante le pressioni del governo iracheno e degli Stati confinanti, i curdi, non solo iracheni ma anche coloro che vivono in Turchia in Siria o in Iran, non sempre in sintonia politica con il governo di Barzani, hanno accolto l’esito del referendum come un evento storico”, afferma l’operatore GUS.
“Per la prima volta dopo le spartizioni coloniali del Medio Oriente seguite alla Prima guerra mondiale i curdi hanno potuto manifestare attraverso il voto la loro aspirazione ad essere padroni del loro destino e a mettersi alle spalle un secolo di persecuzioni e oppressione”. Ma la risposta degli stati limitrofi, storicamente nemici dei curdi, è stata, e molto probabilmente sarà, molto aspra: “fanno pagare alla popolazione l’aver espresso la propria volontà politica, usando le armi subdole e ricattatorie dell’isolamento politico ed economico”.
GUS e di Specchio dei tempi hanno deciso di rimandare, “ma solo l’inaugurazione, speriamo solo di qualche settimana”, spiega Marilungo. “Grazie alla solida cooperazione fra il GUS e la ong curda WEO, che si occuperà di ultimare i dettagli, le operazioni non si fermano. Lo spazio per i ragazzi yazidi del campo profughi di Khanke entrerà comunque in funzione nei prossimi giorni”.
Nei cinque campi del Kurdistan iracheno sono rifugiati circa 250.000 profughi fuggiti da Mosul e dall’Isis che ha distrutto la città, saccheggiato gli abitanti e commesso le più atroci violenze su donne e bambini. A Duhok, GUS, Specchio dei tempi e il partner locale WEO hanno realizzato strutture in grado di accogliere tutti i pomeriggi fino a 50 giovani, che potranno utilizzare computer connessi a Internet e partecipare a momenti ludici e formativi.
“A breve i ragazzi del campo potranno avere spazi protetti nei quali acquisiranno gli strumenti linguistici e informatici che gli consentiranno di aprirsi al mondo, nonostante tutte le limitazioni che i poteri politici a loro ostili vorranno mettere in campo”, aggiugne Francesco Marilungo, che appena le condizioni “ambientali” lo consentiranno tornerà nel campo profughi di Khanke per inaugurare il “Children’s friendly space”, nell’ambito del progetto “Mirror of Peace”.
“Sì, torneremo presto nel Kurdistan iracheno”, conclude Francesco.