MACERATA, 31/01/2018 – L’operazione dal nome paradossale “Ramoscello d’ulivo” lanciata sabato 20 gennaio dal presidente turco Receip Erdogan contro il confinante cantone curdo di Afrin ha visto già centinaia di militanti curdi “neutralizzati”, ossia feriti, uccisi o catturati nel silenzio pressoché totale dei media.
Sono passati dieci giorni dall’inizio dei bombardamenti dell’area settentrionale della Siria che hanno l’obiettivo dichiarato da Ankara di debellare la presenza curda dal confine e creare una fascia di sicurezza lunga oltre 30 chilometri che serva da cuscinetto al suo confine meridionale in modo da spezzare la contiguità territoriale curda.
Mentre si ripetono in tutta la regione aggressioni sporadiche anche oltre il confine del cantone di Afrin, il GUS Gruppo Umana Solidarietà, a Kobane da maggio, insieme ad AOI, l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, fa appello all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini e a tutta la comunità internazionale per l’immediata cessazione delle azioni di guerra delle forze armate turche nel nord della Siria.
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“Esprimiamo tutta la nostra angoscia e preoccupazione per ciò che sta accadendo contro la popolazione di Afrin”, afferma il presidente del GUS Paolo Bernabucci. “La violenza del regime di Erdogan agisce nella indifferenza delle Istituzioni internazionali, dei governi democratici, della Commissione europea e dell’ONU, la cui inedia in queste ore è un ulteriore macigno sulla loro credibilità”.
“Ora è tempo di un’unica scelta”, conclude Bernabucci “fermare Erdogan e difendere le popolazioni attaccate dalla Turchia”.
L’Occidente, che aveva celebrato la resistenza contro il Califfato e l’epopea di Kobane, contrastata da Ankara che aiutò palesemente l’Isis, oggi sembra aver dimenticato la causa curda, mentre i raid aerei e dell’artiglieria turca contro l’enclave di Afrin potrebbero rappresentare solo l’inizio di una più vasta operazione contro il popolo curdo del nord-est siriano.
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