Paolo Bernabucci

Intervista di Giulia Sancricca / dal Corriere Adriatico / Foto © Eugenio Gibertini

MACERATA, 30/08/2017 – «Poca esperienza da parte di alcune cooperative che si occupano di migranti». Ad accendere i fari sulle diverse modalità in cui vengono accolti in Italia i migranti è il presidente del Gus, Gruppo Umana Solidarietà, Paolo Bernabucci che in un post su Facebook ha scritto: «Con il rispetto che a tutti si deve, vorrei suggerire una banale riflessione. Quando la nostra organizzazione iniziava ad occuparsi della tanta umanità perseguitata nel mondo, di chi aveva bisogno di protezione e chiedeva asilo politico, molte delle cooperative oggi impegnate e coinvolte nell’accoglienza dei profughi neanche esistevano e, tra quelle che c’erano, quasi tutte si occupavano di parcheggi, cura del verde o addirittura di spurghi. Quindi, per cortesia, andiamoci piano con il definirci tutti colleghi o partner».
Intervista Bernabucci Corriere AdriaticoUn argomento, quello dell’accoglienza migranti, che negli ultimi tempi divide l’opinione pubblica e sul quale Bernabucci interviene: «Con il mio post – dice – non faccio riferimento ad associazioni locali, ma parlo a livello nazionale. Girando molto l’Italia per questioni che riguardano l’accoglienza – spiega il presidente dell’associazione – molto spesso mi trovo vicino a persone senza nessuna esperienza nel settore, ma che semplicemente sono proprietari di appartamenti o edifici dove poter ospitare i migranti».

Un albo delle associazioni

Una delle proposte di Bernabucci per risolvere questo problema riguarda la costituzione di un albo delle associazioni che si occupano di accoglienza: «Abbiamo già chiesto al ministero – dice – di costituire un albo con le associazioni che si impegnano come noi. È giusto che se lo Stato finanzia queste associazioni, l’accoglienza debba essere gestita al meglio, con esperienza e professionalità. L’errore che molti fanno è quello di pensare che accogliere i migranti sia solo dargli un posto per dormire e un piatto per mangiare.
L’impegno – prosegue il presidente del Gus – è molto più grande. Devono essere accompagnati in questura per i documenti; in ospedale per i controlli; è necessario spiegargli quali sono i loro diritti e insegnargli la lingua italiana per poter trovare lavoro. Non si può mandare un pensionato, a tempo perso, ad accompagnare un migrante in questura. Nella nostra associazione – dice Bernabucci – abbiamo tanti giovani formati per questo tipo di lavoro. La maggior parte di loro ha studiato per questo settore».

La professionalità

È proprio la professionalità e l’esperienza che hanno portato il Gus a crescere negli anni e ad ingrandirsi: «Siamo soddisfatti, non solo del lavoro che facciamo con i migranti – dice il presidente dell’associazione – . Il nostro successo è vedere realizzato ognuno di loro. Ma l’orgoglio nasce anche dal fatto di riuscire a dare lavoro a tanti giovani del posto che sono qualificati per l’accoglienza.
Quando siamo nati – spiega – eravamo una piccola associazione che operava solo nelle Marche, ora invece ci impegniamo in tutta Italia, ma anche in Iraq, in Siria e ora stimo valutando anche la Libia. Tante le Regioni che ci chiamano per una consulenza gratuita. Vista la nostra esperienza nel settore cerchiamo di dare una mano come meglio si può». È vero che l’associazione è cresciuta negli anni, ma è anche vero che nel tempo l’emergenza migranti è cambiata: «Ora i numeri sono molto più grandi rispetto a quando abbiamo iniziato – dice Bernabucci – . Sicuramente questa è una delle difficoltà.
La difficoltà nel nostro lavoro, però, non è data solo dall’aumento della quantità di migranti, ma anche dalla crescita della diffidenza e dell’intolleranza verso queste persone. A questi problemi si aggiungono poi le associazioni che svolgono il lavoro di accoglienza in modo sbagliato e molto spesso si dimenticano che si sta parlando di persone e non di oggetti. Parlare di queste tematiche, qualche anno fa, era sicuramente molto più semplice e si potevano raggiungere risultati più grandi. Anche oggi, però, il nostro impegno è al massimo. Non possiamo non fare un buon lavoro, quello che ci compete è dare una opportunità alla singola persona».

L’asilo europeo

L’esperienza di Bernabucci gli permette di esprimere il proprio parere anche sulla questione che da mesi anima il Paese: «Da anni che noi del Gus diciamo che bisogna arrivare ad un asilo europeo. Chi chiede protezione la chiede a prescindere dalla nazione e questo risolverebbe il nostro problema di avere le coste esposte a questo tipo di fenomeni. È sbagliato – condanna infine il presidente del Gus Paolo Bernabucci – il comportamento di alcun Paesi che per egoismo non vogliono farsi carico di un fenomeno epocale. Non stiamo parlando di un problema temporaneo, ma di un problema che esiste e bisogna fare del tutto per cercare di risolverlo».