di Gavino Masia | La Nuova Sardegna

È cominciato il secondo biennio del programma di protezione per richiedenti asilo e rifugiati attivato dal Comune – che fa leva sul Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo – e nei giorni scorsi il Servizio centrale Sprar del ministero dell’Interno ha svolto il monitoraggio delle attività e degli stabili cittadini in cui vivono gli ospiti. Oltre ai percorsi di inserimento che il Gus, l’associazione affidataria del servizio sino al 2020 attraverso bando di gara, sta realizzando per gli utenti.

Gli ispettori hanno visionato i sei appartamenti ed è stata evidenziata la posizione centrale e la buona condizione della struttura, che può essere migliorata con piccoli interventi di manutenzione che verranno effettuati dagli stessi gestori del servizio. «Sono stati comunque rilevati tanti punti di forza del progetto – dice l’assessora alle Poltiche sociali Rosella Nuvoli -, a partire dal coinvolgimento degli utenti nella gestione della struttura, dai percorsi per la loro autonomia, dalla programmazione e dai servizi di mediazione linguistico-culturale, educazione, formazione, tutela e inserimento».

Dal 2016 a oggi sono stati cento i richiedenti asilo ospitati a rotazione in diversi appartamenti di Porto Torres, senza superare mai la quota delle venticinque unità presenti contemporaneamente nel territorio comunale. Questo progetto ha permesso all’assessorato competente di effettuare un maggiore controllo numerico e dell’accoglienza, con una supervisione molto attenta sia negli ingressi sia nella verifica dei costi e delle effettive attività d’integrazione svolte.

Il programma utilizza fondi ministeriali, mentre il Comune contribuisce per una quota del 5 per cento quantificata solo sulle ore di lavoro che il personale in carico all’ente dedica al programma. «L’adesione allo Sprar è stata una scelta lungimirante – conclude l’assessora Nuvoli – , perché è l’unico strumento che ci consente di vigilare sull’accoglienza e sulla corretta gestione dei migranti».